I Robot ci portano via il lavoro… scomodo!
Alla fine di questo articolo proveremo a rispondere alla seguente domanda:
[highlight dark=”no”]Come migliorare l’ambiente di lavoro sotto il profilo ergonomico?[/highlight]Quando parlo di robotica collaborativa durante gli eventi o le fiere di Alumotion, spesso mi sento chiedere quale sia il più grande vantaggio nel loro impiego. Nella mia personale classifica non metto al primo posto la loro efficienza, il fatto che sono instancabili, la qualità del loro lavoro o il ROI che possono garantire.
Bensì il loro impatto positivo sulla riduzione degli infortuni sul lavoro.
Robot e lavoro: l’eterna diatriba
I robot collaborativi sono nati e ideati per lavorare fianco a fianco con l’uomo. Non ingabbiati in celle invalicabili bensì liberi di muoversi all’interno di uno stabilimento o di un capannone.
Sono realizzati tenendo conto le rigide normative in materia di sicurezza sul lavoro. Pertanto sono curati sia i materiali, morbidi e senza spigoli, sia la loro intelligenza artificiale, in grado di evitare un eventuale contatto dannoso nei confronti degli uomini.
Garantiscono alta qualità nello svolgimento di attività ripetitive, migliorando sensibilmente la competitività delle aziende.
Tuttavia, come abbiamo ricordato intitolando questo paragrafo, Robot e mondo del lavoro non sempre vanno “a braccetto”. Spesso le innovazioni nel campo della robotica hanno suscitato polemiche e perplessità.
Anche nei gruppi dedicati alla robotica su Facebook e Linkedin (vi invitiamo ad iscrivervi per partecipare alle discussioni) spesso nascono confronti su queste delicate tematiche.
La nostra posizione è quella di ascoltare esperti obiettivi, individuare statistiche da fonti autorevoli e “toccare con mano” le conseguenze reali sul mondo del lavoro (non possiamo farlo con l’esperienza delle aziende clienti che hanno scelto i nostri robot).
Partiamo proprio dai numeri. Un recente studio del World Economic Forum sostiene che entro 5 anni, tra occupazione creata e persa, la robotica, solamente nei 15 Paesi più industrializzati, lascerà a spasso 5,1 milioni di persone.
Per interpreatare questi dati diamo la parola agli esperti. Uno dei quali, Roberto Cingolani, Istituto italiano di tecnologia di Genova, afferma senza esitazioni: «La verità è che nessun robot avrà mai quel complesso sistema biochimico che governa il comportamento degli esseri umani. Aggressività, euforia, gioia, innamoramento, desiderio, tristezza sono manifestazioni che non possono essere trasferite alle macchine. Il giorno in cui questo fosse possibile, non avremo più robot ma cloni». Fonte notizia
Infine riportiamo l’esperienza reale dei clienti che ci hanno scelto per migliorare l’efficienza delle loro aziende. Non abbiamo riscontrato licenziamenti di massa bensì risorse liberate da incarichi ripetitivi ed ergonomicamente sfavorevoli, spesso reinvestite in corsi di formazione per migliorare le proprie competenze.
Il punto è proprio questo: innovare, aumentare la qualità, elevare il valore aggiunto, rendere l’ambiente di lavoro più sano e leggero.
I Robot ci portano via il lavoro, ma quello scomodo!
Il tema degli infortuni sul lavoro lo sento sempre in modo particolare. Appartengo ad una casta di privilegiati. Tra lavori intellettuali e impiegatizi, non ho mai rischiato la salute sul posto di lavoro. Tuttavia, tramite mio padre, a lungo piastrellista, ho potuto comprendere il vero significato del “rompersi la schiena” a causa del lavoro.
Agli imprenditori non interessa se i loro dipendenti si rompono la schiena sul lavoro. Quante volte avremo sentito queste affermazioni superficiali che “fanno di tutta un’erba un fascio”?
Cifre alla mano, gli infortuni sul lavoro sono un problema che colpisce milioni di lavoratori in tutto il mondo ogni anno. Ma si tratta di un problema che si ripercuote anche sui datori di lavoro, visto che il costo per le imprese è immenso.
La brutta notizia? Ancora al giorno d’oggi, nonostante tutta la tecnologia che ci circonda, non è possibile evitare completamente tutti gli infortuni sul lavoro.
Quella bella? Molti infortuni sul lavoro, in passato inevitabili, ora sono un ricordo, altri ancora diverranno evitabili grazie ai colleghi robot.
Tra i vari disturbi, quelli relativi alla muscolatura e alle articolazioni, in genere causati da una pessima ergonomia del posto di lavoro sono del tutto risolvibili grazie all’utilizzo dei robot collaborativi.
Questi disturbi riguardano muscoli, articolazioni, tendini, nervi e legamenti (facciamo prima a dire tutto il corpo fisico).
Continuiamo a utilizzare i numeri. E’ sbalorditivo sapere che il 21,3% di disabilità in tutto il mondo sono dovuti a quello che gli americani chiamano Musculoskeletal Disorders, l’acronimo è MSDs. Altrettanto sbalorditivo sapere che il costo stimato nell’Unione europea è di circa 240 miliardi di euro ogni anno, sia per quanto riguarda la perdita di produttività che per l’assenza dal lavoro.
In Austria, ad esempio, i disturbi all’apparato muscolare e scheletrico rappresentava il 35% di tutte le giornate lavorative perse nel 2007.
Ergonomia e lavoro: implicazioni sanitarie ed economiche
La prima conseguenza negativa si ripercuote sulla salute psicofisica del lavoratore. In secondo luogo bisogna tenere in considerazione i soldi, i tanti soldi che le aziende perdono a causa di lavori non ottimizzati sotto il profilo dell’ergonomia.
Questa infografica, in inglese, mostra, cifre alla mano, come sia assolutamente più conveniente per un’azienda, scusate l’espressione trita e ritrita, prevenire invece di curare.
In questo articolo del 2014 abbiamo riportato una case history di BMW. All’interno dei loro stabilimenti viene impiegato un robot UR10 della Universal-Robots per depositare materiale di sigillatura sulle superfici delle portiere delle auto, in modo tale da rendere l’abitacolo isolato dalle infiltrazioni d’acqua e dai rumori esterni.
Senza un robot collaborativo particolarmente preciso l’operaio avrebbe dovuto:
- piegarsi ogni volta, assumendo posizioni scomode e logoranti
- portare utensili pesanti, rallentando la produzione e aumentando la fatica
L’assunzione di posizioni scomode, per nulla ergonomiche, per 8 ore di lavoro al giorno significava logorare le persone e aumentare il malcontento tra gli operai. Come dice il capo dell’innovazione di BMW Stefan Bartscher, <<svolgere questa attività 8 ore al giorno è come giocare una partita di Wimbledon>>.
Conclusioni: come migliorare l’ergonomia nella linea di produzione della tua azienda?
Abbiamo visto nel corso di questo articolo, quanto sia conveniente migliorare la postazione di lavoro degli operatori dal punto di vista dell’ergonomia. Prima di tutto per un discorso etico, in seconda istanza da un punto di vista economico e strategico per l’azienda stessa.
Dunque, cerchiamo di rispondere definitivamente alla domanda che ci siamo posti all’inizio:
[highlight dark=”no”]Come migliorare l’ambiente di lavoro sotto il profilo ergonomico?[/highlight]
- Riprogettando le attività lavorative, magari grazie alla consulenza di esperti del campo, per ridurre lo stress fisico del lavoratore.
- Affiancare agli operatori umani, i robot di ultima generazione, riservando a questi ultimi le attività più rischiose. Così facendo si può enormemente ridurre il rischio delle patologie che abbiamo descritto.
Per robot di ultima generazione, intendiamo ovviamente i robot collaborativi. Automi che non sono riservati solo ai grandi giganti industriali, prima ne abbiamo citato uno dei tanti, la Bmw. Anzi, sotto certi aspetti, sono proprio l’ideale per il tessuto industriale italiano, patria delle piccole e medie imprese.
Perché consentono di aumentare la flessibilità (sono facilmente riprogrammabili), esaltano la personalizzazione dei prodotti (si adattano pure alla realizzazione di quantitativi modesti), abbreviano i tempi di risposta alla clientela (non si stancano mai). Per giunta, la robotica si estende ormai a qualsiasi settore. Compresi quelli maggiormente artigianali, pensiamo al compatto UR3, definito il “robot da tavolo”.
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