Robotica made in Google: qual è la strategia segreta?
Da circa due anni, Google ha dato origine ad una nuova divisione, assorbendo silenziosamente, a fari spenti, una decina di aziende nel campo della robotica.
Eccole riassunte in questo interessante video
Si tratta di una serie di progetti indipendenti portati avanti da team che hanno poco in comune tra loro.
In questo articolo cercheremo di rispondere ai seguenti quesiti:
- Qual è la vera strategia di Google per quanto riguarda la robotica?
- Quale settore ha tratto il maggiore giovamento dagli investimenti di Google nel settore della robotica?
Prima di tutto, proviamo a districarci nella fitta ragnatela delle compagnie che compongono l’universo di Google.
Replicant ed Alphabet, viaggio nell’universo delle compagnie avveniristiche di Google
Con un annuncio a sorpresa, Google ha comunicato l’11 agosto 2015 la creazione di una nuova società chiamata Alphabet, di cui Google sarà solo una piccola parte. Un’autentica rivoluzione, visto che “Google diventerà una sussidiaria interamente di proprietà di Alphabet”, ha scritto lo stesso Larry Page. Page che è attualmente il CEO di Alphabet con Sergey Brin Presidente; Google invece è sotto la guida di Sundar Pichai, ex Vice President di Android, Chrome e App.
Maps, Photos e Now, Android, Chrome e YouTube, saranno sotto Google, essendo prodotti strettamente connessi a Internet.
Alphabet, invece, si occuperà delle nuove divisioni che si occupano dei progetti meno inerenti a Internet. Ecco alcuni esempi:
- la divisione dedicata alle Life Sciences, quella che ha messo a punto il prototipo di lenti a contatto smart
- i laboratori di ricerca Calico, una specie di laboratorio a caccia del segreto di lunga vita
- la divisione X (da cui è nata l’auto senza pilota e il progetto Wing per le consegne con i droni)
- Nest (video sorveglianza e domotica) e probabilmente tutti i progetti ATAP: dallo smartphone componibile ai tessuti smart e ai radar miniaturizzati
Replicant (un nome utilizzato internamente nell’universo di Google) è un settore indipendente all’interno di Alphabet e fa riferimento a una decina di società avveniristiche (quelle viste nel video iniziale) acquisite da Google, guidata, fino al 2014 da Andy Rubin.
In realtà, se cerchiamo Replicant all’interno di Wikipedia, veniamo a sapere che si tratta di un sistema operativo Android formato esclusivamente da software libero.
L’originaria “mission” di Rubin e di Replicant si poteva riassumere con l’obiettivo di creare la prima ondata di “prodotti di consumo che interagiscono con il mondo fisico.”
Il punto è che dal 2014, dall’anno in cui Rubin ha lasciato la leadership di questo settore, sembra che i nuovi vertici abbiano perso di vista la visione d’insieme di tutti i loro progetti.
Considerazioni giornalistiche? Gossip tecnologici? In realtà le “solite” voci interne che trapelano all’esterno parlano di un momento di appannamento nelle strategie tecnologiche di Google.
“La tecnologia che abbiamo a disposizione è incredibile, dobbiamo solo mettere a fuoco la direzione che vogliamo prendere” è quanto avrebbe affermato una fonte interna alla divisione robotica di Google.
Un campanello d’allarme? Oppure una chiara testimonianza di un certo empasse all’interno del colosso di Mountain View?
Sembra che i dirigenti di Alphabet stiano cercando un CEO all’altezza, impresa tutt’altro che semplice. Si tratta di ricoprire un ruolo che richiede un mix di competenze robotiche ed esperienze nel campo della finanza e dell’economia (a livelli molto alti).
La mente umana dietro Replicant, come abbiamo detto poco sopra, è Rubin. Entrato in Google nel 2005, la prima missione, decisamente realizzata con successo, è stata quella di dare vita ad Android, la piattaforma per smartphone rivale al gigante iOS, installata e venduta in più di 1 miliardo di telefoni in tutto il mondo!
Rubin è considerato da tutti una personalità esigente, un genio della tecnologia ma al tempo stesso dotato di un forte senso degli affari (cosa non da poco questa combinazione di qualità).
Nel marzo del 2013, il CEO di Google Larry Page gli conferisce un nuovo incarico: il comando e lo sviluppo della nuova divisione robotica di Google.
Larry Page pare che sia da sempre interessato ai robot. I soliti ben informati, parlano della presenza di un braccio robotico lancia-bomboniere per gli ospiti durante una delle sue “sobrie” feste di compleanno.
In questo video le pinze Robotiq servono la vodka, non sarebbero male per i party di Larry Page…
Tornando a Rubin è interessante riportare una sua affermazione. L’ex numero uno di Replicant avrebbe affermato infatti di aver ricevuto da Larry Page carta bianca (e tanti verdoni, aggiungiamo noi, si stima una spesa che oscilla trai 50 e i 90 milioni di dollari) solo per acquisire nove aziende del settore robotico.
Tra le varie società acquisite meritano una menzione Schaft, azienda produttrice di robot umanoidi, Boston Dynamics, con i suoi strabilianti (e a tratti inquietanti) animali robotici, la Redwood Robotics (braccia robotiche)
Il dopo Rubin
In seguito all’uscita di scena di Rubin, le redini del comando sono passate al co-fondatore di Replicant, Kuffner. Anch’egli esperto in robotica umanoide e in sistemi cloud based, Kuffner dimostra però di non avere le stesse capacità manageriali e di sviluppo del prodotto di Rubin. A sua volta Kuffner è stato sostituito da Rosemberg, ma anche quest’ultimo non sembra essere l’uomo giusto al posto giusto, ecco perchè Google pare sia ancora alla ricerca del nuovo CEO di Replicant.
Bisogna sottolineare anche il fatto che l’assenza di Rubin ha generato un certo sentimento di disorientamento tra i vertici delle varie società acquisite da lui coordinate.
Per esempio, il CEO di Boston Dynamics (come abbiamo detto poco sopra, tra quelle acquisite, una delle società più importanti), Marc Railbert, avrebbe affermato di essere stato preso alla sprovvista non appena saputa la notizia.
D’altra parte Replicant sta portando avanti diversi progetti in parallelo, in diverse sedi localizzate in più parti nel mondo, da San Francisco, al Massachusetts (Boston Dynamics), passando per Tokio (Schaft).
Questa sensazione di disorientamento pare sia diffusa anche tra i dipendenti. Secondo una ricerca di LinkedIn molti dipendenti e collaboratori delle varie società acquisite da Rubin e da Google, si sono trasferiti presso altre aziende. Quelli rimasti invece lamentano un certo “isolamento” rispetto agli altri team, denotando la perdita di vista di una visione globale dei progetti di Google.
Una persona che ha lavorato per una delle compagnie acquisite da Google avrebbe affermato che “se l’acquisizione fosse avvenuta per conto di Amazon, a quest’ora la loro tecnologia sarebbe stata impiegata in uno dei magazzini di Amazon a differenza di Google che sembra non uscire dallo stadio della ricerca e sviluppo.” Uno sfogo mica male aggiungiamo noi.
L’esercito dei robot di Google era una bufala?
Durante il periodo delle acquisizioni di Google, diventavano virali i video pubblicati su Youtube riguardanti i robot militari zoomorfi. Ci riferiamo in particolare ai video riguardanti i robot (come abbiamo detto e visto poco sopra, a dir poco inquietanti) della Boston Dynamics
Questi video sembravano confermare uno scenario inquietante: Google si stava organizzando un vero e proprio esercito robotico invincibile.
La realtà è che dai progetti di Google non sono scaturiti solo dei moderni terminator, bensì anche robot assolutamente “pacifici”, quali per esempio per l’assistenza degli umani, per la produzione, per la vita domestica, per la logistica.
Reparti di Replicant lavorano a stretto contatto con il mondo accademico, come il MIT Massachusetts Institute of Technology o la Carnegie Mellon (Università privata di Pittsburgh). Un altro esempio è quello del team Meka Robotics, sempre acquisito da Google, che collabora con la Stanford University per trovare nuovi modi per esplorare il Mar Rosso.
La robotica industriale ringrazia Google?
Ma torniamo alle domandi iniziali: qual è la vera strategia di Google per quanto riguarda la robotica?
Un altro rumor, piuttosto autorevole, sostiene che da una e-mail inviata dallo stesso Rubin, sarebbe trapelato il vero obiettivo primario del binomio Google-Robotica: ovvero creare (e vendere) tecnologia robotica a livello “consumer” prima del 2020.
Prima del 2020, avrebbe scritto in questa email, si potrà lanciare una prima gamma di prodotti 1.0, un punto di partenza per i futuri prodotti di consumo in grado di interagire con il mondo fisico.
Proviamo ora a rispondere alla seconda domanda: quale settore ha tratto il maggiore giovamento dagli investimenti di Google nel settore della robotica? E la risposta potrebbe essere la seguente: la robotica industriale.
Un’altra fonte interna a Google confermerebbe questa ipotesi. Gli investimenti di Google avrebbero dato uno scossone alla robotica industriale.
Prima delle pesanti acquisizioni di Google, solo il progetto Darpa ed il mondo universitario sviluppavano progetti interessanti per la robotica industriale. Pertanto, investimenti in questa direzione sembravano troppo costosi senza ritorni economici a breve termine.
Le acquisizioni di Google invece avrebbero stimolato il settore, rendendo le innovazioni robotiche più orientate ai consumatori e alla piccola e media impresa.
Del resto, che la robotica industriale e in particolare quella collaborativa, sia in grande crescita, e non solo in America lo confermano diversi fatti.
La National Robotics Initiative, lanciata dall’amministrazione Obama nel 2011, ha speso circa $ 300 milioni in nuovi progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito della robotica. La maggior parte di queste risorse sono state concentrate in questi anni su robot che lavorano con gli esseri umani, i robot collaborativi.
Un segmento che vale 100 milioni di dollari nel mercato della robotica industriale e che cresce del 50% di anno in anno.
Ai giorni nostri la robotica collaborativa è il settore in cui investire, lo dimostra il fermento dei produttori storici di robot industriali che stanno piano piano sviluppando piattaforme collaborative e la recente acquisizione di Universal Robots, al momento il maggiore player in questo settore, da parte di Teradyne, per una cifra di 285Mln di Euro dopo solo 7 anni dalla fondazione dell’azienda.
Certo, a livello globale, il Giappone è ancora leader nella robotica industriale. Ma l’invecchiamento della popolazione e una crescente domanda interna di robotica di servizio sposterà il focus del settore della robotica giapponese nel prossimo decennio. Le grandi aziende nel campo della robotica per l’assistenza alle persone stanno già sviluppando prodotti interessanti. C’è Panasonic, con la sua sedia-letto robotica Resyone
e Asratec, con l’umanoide ASRA C1.
Non c’è che dire, il settore robot è, dopo il web 2.0, il settore su cui più investire.
Un dibattito da non perdere
A proposito di investimenti, robotica e nuovi scenari nel campo della tecnologia, venite a discutere con noi al primo Meetup italiano di Robotica il 13 gennaio a Milano -Copernico – con Fabio Facchinetti di Alumotion.
Capiremo quali professionalità sono necessarie per diventare dei “player” della robotica sul mercato italiano, quali sono le sfide per un imprenditore della robotica e quali sono i vantaggi nell’adozione dei robot (in particolare quelli collaborativi) anche per la piccola e media impresa italiana.
Scaletta dell’incontro (durata max 1,5 ore):
– Introduzione e saluti iniziali (Andrea Forni)
– Panoramica della robotica e approfondimento sul tema della serata
– Presentazione dell’esperienza Alumotion srl (Fabio Facchinetti)
– Q&A
– Networking tra i partecipanti
Per info e iscrizioni bit.ly/MeetUpRobotica