Dalla robotica collaborativa alle fabbriche condivise: come cambia la produzione industriale grazie alle nuove tecnologie
Lo scorso agosto Pechino ha ospitato la 5a edizione della World Robot Conference, un evento che ha visto quasi un milione di ospiti aggirarsi per più di 600 stand e assistere a competizioni robotiche di ogni genere, a cui hanno partecipato più di 80.000 persone.
L’attenzione della Cina alla robotica non è un caso: questo settore è tra i protagonisti del piano “Made in China 2025”, che punta a vedere i robot prodotti nel Paese coprire il 70% della domanda interna entro l’anno 2025.
Si tratta di un obiettivo decisamente ambizioso, ma anche sostenuto da una ferrea volontà e dalla scelta da parte dello stato di investirci svariati miliardi di dollari.
La Cina, nel contesto di questo programma, punta a vedere una o due delle proprie imprese tra le prime 5 al mondo in questo settore, favorendo la ricerca e sviluppo e l’acquisizione di brevetti e altre proprietà intellettuali di rilievo.
Se prendiamo in considerazione la robotica industriale, stiamo parlando di un mercato che secondo il McKinsey Global Institute (MGI) nel 2025 avrà un impatto sull’economia globale tra i 600 ed i 1200 miliardi e la sola robotica collaborativa, secondo uno studio di Gran View Research arriverà ad un totale aggregato di più di 10 miliardi, con un CAGR dal 2019 di oltre il 44%.
Sono numeri importantissimi, su cui vale la pena ragionare insieme, condividendo qualche – speriamo utile – riflessione.
Gli ambienti industriali cambieranno più in fretta di quello che molti si immaginano:
l’evoluzione tecnologica rende sempre più facile ed economico (sia in termini di tempo che di costi) riconfigurare intere linee produttive, rendendo sostenibili e compatibili con il mercato microproduzioni, già solo pochi anni fa impensabili a causa di costi di avviamento ingenti e imprescindibili.
Nel caso della robotica collaborativa, i fattori determinanti del cambiamento sono principalmente due: disponibilità sul mercato di soluzioni robotiche pronte all’uso per le principali attività (pallettizzazione, carico e scarico magazzino, incollaggio e saldatura, etc. ) e facilità di programmazione direttamente da parte degli operatori stessi dopo una formazione veloce, leggera e alla portata dei più.
Tanta praticità sta già portando sul mercato nuove formule commerciali, come ad esempio la c.d. RaaS (Robotics-as-a-Service), equivalente robotico delle già più note SaaS (Software as a Service), che in alcuni casi arriva addirittura a trasformare il costo fisso in un puro variabile, fatturato in base alle effettive ore di impiego.
Lo stesso spazio fisico può essere sempre più rapidamente trasformato in base alle effettive esigenze di produzione, arrivando paradossalmente a consentire a più imprese di mettere in condivisione il medesimo sito produttivo ed i medesimi macchinari, che nel giro di pochi minuti possono venire riprogrammati per la specifica esigenza.
L’assenza di barriere perimetrali, grazie alla possibilità dei robot collaborativi di lavorare fianco a fianco con gli operatori, contribuisce a questa rapidità di riconfigurazione.
Inoltre, se in passato la configurazione di uno spazio produttivo aveva automaticamente un impatto sulla produttività, in un processo “trial & error” che permetteva di raggiungere un buon livello di efficienza solo dopo un certo periodo di tempo, anche in questo caso la tecnologia cambia le regole del gioco, grazie allo sviluppo di soluzioni sempre più evolute di “gemelli digitali” (digital twin), simulazioni dei singoli dispositivi e del loro insieme nel ciclo di produzione che permettono di sperimentare virtualmente layout e processi, arrivando molto più in fretta a raggiungere l’ottimizzazione desiderata.
Queste tecnologie, insieme a tutte le altre che contribuiscono a rendere possibile la c.d. “Industria 5.0”, trasformano i processi produttivi, rendendoli sempre più accessibili e democratici e anche le imprese italiane, da sempre abituate ad esprimere eccellenze ma poco propense a fare rete e condividere, dovranno fare i conti con queste nuove possibilità, cercando di impiegarle a proprio vantaggio.
Riusciremo a competere con la Cina ed i suoi sforzi congiunti tra pubblico e privato? La sfida è aperta e la partita ancora tutta da giocare: occhi sulla palla e gioco di squadra, forza!