Robot e persone fianco a fianco: alla scoperta dei robot collaborativi
Anche quest’anno i film di fantascienza hanno avuto successo e anche l’anno prossimo sembra che il trend proseguirà. Sono passati quasi 10 anni da il fim ” Io Robot ” e ad oggi la tecnologia si sta avvicinando molto alla realtà raccontata in questo film.
Universal Robots ha sviluppato il primo robot sul mercato industriale di tipo collaborativo. Ad oggi si può lavorare fianco a fianco, a pochi centimetri di distanza di un automa senza necessità di recinzioni perimetrali di sicurezza, condividendo lo spazio di lavoro.
Questo permette di avere un aiutante al proprio fianco che si occupi delle operazioni ripetitive o che dia una cadenza e una sequenzialità al lavoro svolto. Un aiutante silenzioso… ma affidabile.
Questo risultato è ottenibile grazie ai passi da gigante fatti nell’elettronica di controllo dei motori e all’alta efficienza dei meccanismi con cui questo robot è equipaggiato che permettono di avere un accurato controllo dell’andamento delle correnti nei dispositivi di ogni singolo giunto.
L’algoritmo di controllo di movimento, tenendo costantemente contollato questi parametri, permette di intervenire in poche frazioni di secondo e fermare immediatamente il robot quando un osctacolo viene incontrato.
Sembra fantascienza vero? In realtà questo robot puo’ essere integrato in ambito industriale grazie alla certificazione di collaboratività ottenuta secondo le direttive della normativa europea ISO 10218 che elenca i requisiti che devono essere soddisfatti per rendere un robot collaborativo.
Poichè il robot può eseguire qualsiasi tipo di lavoro grazie alla sua flessibilità (si parla di robot antropomorfi proprio per l’assomiglianza con le gestualità umane) è il lavoro che andiamo ad assegnargli che determina la pericolosità dell’applicazione. Vi immaginate un robot che lavora al vostro fianco con un trapano per forare una lamiera? Questo è un compito non sicuro e non certificabile senza ulteriori dispositivi di sicurezza: anche se il robot di per sè è collaborativo al momento non “vede” e non decide di cambiare i movimenti in funzione di cosa c’è attorno a lui.
E’ quindi essenziale classificare la pericolosità di tutta l’installazione robotica (in termini tecnici “cella”), e in particolare valutare la pericolosità di quello che il robot porta al polso e/o valutare se il movimento del robot lo avvicina rischiosamente a parti delicate dell’operatore. A seguito dell’analisi dei rischi potrebbe ad esempio risultare preferibile l’utilizzo del robot con barriere di sicurezza di tipo 4. Ci sono diverse considerazioni da prendere in analisi e diverse soluzioni percorribili per raggiungere l’obiettivo prefisso, noi siamo qui anche per questo
La fabbrica del futuro è alle porte! Alumotion piano piano le sta aprendo.